LE FATE NON BALLANO PIÙ COME SORELLE. Storia di Caterina Percoto

venerdì 24 settembre 2021 ore 18.00 Manzano - Antico Foledor Boschetti della Torre - via Natisone 34

Destinatari

Per la rassegna "I segni, gli autori, il territorio" incontri con gli autori, i libri e le storie del territorio dal 10 settembre al 14 ottobre, l'Assessorato alla Cultura e Turismo del comune di Manzano organizza in collaborazione con Spritz Letterario presso l'Antico Foledor Boschetti della Torre l'appuntamento in occasione della Cerimonia di consegna del Premio Letterario “Caterina Percoto”:

venerdì 24 settembre alle ore 18.00

Martina Burlina di Spritz Letterario introduce il dialogo tra Elisabetta Feruglio e Edda Fonda autrice di "Le fate non ballano più come sorelle. Storia di Caterina Percoto " edito da L’Orto della Cultura

A seguire si svolgerà la premiazione dei vincitori della VIII^ edizione del Premio Letterario “Caterina Percoto”
Ingresso libero e prenotazione obbligatoria inviando una mail a biblioteca@comune.manzano.ud.it
Accesso consentito esclusivamente alle persone munite di Certificazione verde Covid-19 in corso di validità
Per informazioni:
Biblioteca Comunale Caterina Percoto
Via Natisone, 34 - Manzano (UD) Tel. 0432 938367
biblioteca@comune.manzano.ud.it
- www.comune.manzano.ud.it
C’è una leggenda che ricorda il tempo in cui le fate di due terre confinanti s’incontravano all’alba in una verde conca ai piedi di un monte. Il prato, al tocco dei loro passi, si copriva di fiori. Fate italiane e fate germaniche. Tutte vestite di bianco, sorridenti, complici. Poi non più. Le fate italiane, spaurite, stanno nascoste dietro le pietraie, quelle di Germania, sedute sul confine, vestite di nero, le trecce disfatte sulle spalle, piangono l’antica amicizia perduta. Anche così si può parlare di guerra e di desiderio di amicizia tra i popoli. Sullo sfondo del Risorgimento, lo faceva Caterina Percoto attingendo al folclore. La sua voce viene da un sito eccentrico dell’Italia divisa: il Friuli, dove lei nacque e visse, che restò asburgico per gran parte della sua vita. Scrisse articoli e soprattutto novelle convenzionalmente catalogate nel filone della letteratura rusticale. E in effetti, i suoi personaggi sono saldamente piantati nell’ambiente campagnolo che la circonda, i paesaggi e le situazioni estremamente connessi al territorio, eppure quelle sue storie, all’inizio lette in un ambito circoscritto e da pochi amici, riescono poi, con meraviglia dell’autrice, a diffondersi, a superare ampiamente il Lombardo-Veneto, a essere conosciute e apprezzate negli “staterelli” italiani distanti. È come se gli scritti di Caterina coprissero un vuoto e i lettori fossero pronti ad accogliere cose nuove e scritte in modo nuovo, e tra queste cose nuove c’era la vita del popolo, di un ceto fin allora negletto dalla letteratura o contemplato nell’astrattezza. Il pubblico scoprì, leggendola, un Friuli prima misconosciuto e poi non più così estraneo. Conoscere e riconoscersi...