Friuli invaso: Diario di un tarcentino, 1917-18 di don Stefano Flamia, Aviani & Aviani Editori.
“Per il Friuli sono giorni angosciosi”, scriveva al Papa il
vescovo friulano di Padova, Luigi Pelizzo, due giorni dopo la
disfatta di Caporetto avvenuta il 24 ottobre 1917. Nativo di Faedis,
fu colto dalla rotta di Caporetto mentre vi trascorreva un periodo di
riposo. Fu dunque testimone diretto del bombardamento infernale
precedente lo sfondamento, del bagliore dei paesi incendiati, dei
paesi invasi da militari italiani disorientati, della
“disordinatissima fuga e immensa confusione” delle truppe
italiane. Mons. Pelizzo scrive questo stando ormai al sicuro al di là
del Piave. Molto più interessante è sapere quel che accadeva al di
qua del Piave, nel Friuli invaso dall’esercito di austriaci,
tedeschi, cechi, ungheresi e bosniaci. Lo si può fare in presa
diretta leggendo questo diario di quei giorni vergato da un parroco
del tarcentino, don Stefano Flamia, curato di Billerio. Il suo diario
parte proprio dal 27 ottobre 1917, quando “l’avanzata degli
austro-germanici dalla conca di Plezzo e da Tolmino verso i nostri
antichi confini incalza”. La piazza della chiesa di Tarcento è
affollata di gente scesa in fuga da Monteaperta e dall’Alta Val
Torre, con le sue “povere robe, qualche armento, galline ecc.,
sfatta, terrorizzata, in attesa di avere tetto e cibo”. Si sta
organizzando anche lo sgombero di Tarcento, minacciato di esser
invaso. (…) Un diario, quello di Flamia, che vive di cronaca vera,
giorno dopo giorno, una pagina straordinaria che restituisce
verità alla storia drammatica del Friuli in quel tragico frangente.
Con una lucidità fuori del comune e con una ironia di grande
intelligenza. Un documento storico di rara valenza.
(Mons. Duilio Corgnali)